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Considerazioni brevi su selfie, ritratto e autoritratto.

 
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Registrato: 22/07/07 07:04
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MessaggioInviato: Mer Feb 04, 2015 8:59 am    Oggetto: Considerazioni brevi su selfie, ritratto e autoritratto. Rispondi citando

Apriamo questo nuovo forum a cura di Angelo Orsillo, Direttore dell' Accademia di Fotografia Julia Margaret Cameron di Benevento, Docente di storia della fotografia e studioso dei movimenti artistici che si sono succeduti dai primi del '900 ad oggi.
Sperando di farvi cosa gradita, inseriamo la prima lettura che ci ha inviato Angelo:



Il selfie è un nuovo modo di realizzare un autoritratto. In genere lo strumento di ripresa del selfie è uno smartphone o tablet o una webcam. Il fine ultimo del selfie è di essere pubblicato sui social, non ha pretese di tecniche sofisticate ne tanto meno artistiche. Quello che conta è la riconoscibilità iconica contestualizzata ad un evento piuttosto che ad un luogo. In alcuni casi sconfina nel cattivo gusto ma questo dipende dalla cultura o dal buon senso del singolo. In questo momento storico, il selfie, è un fenomeno di massa che coinvolge tutti gli strati sociali, rappresenta in modo tangibile la vera rivoluzione digitale nel mondo delle immagini, rivoluzione più che nelle immagini stesse, quanto nel mezzo di ripresa. La possibilità di avere sempre a portata di mano uno strumento (telefono) di ripresa fotografico e video, rende “fotografi” anche coloro che non avrebbero mai immaginato di esserlo.


Foto ©Max Lazzi


Niente di nuovo dal punto di vista comportamentale, se non per la enorme diffusione del mezzo. Storicamente quando si veniva in possesso di una fotocamera (la polaroid era il regalo preferito ai compleanni) e si desiderava, eventualmente, iniziare il percorso fotoamatoriale, i primi scatti venivano rivolti alle persone di famiglia: in modo inconsapevole si realizzavano ritratti.
Il mondo dei selfie come fenomeno in continua espansione, comincia oggi ad essere oggetto di studio ed è sempre più all’attenzione dei sociologi e degli studiosi della comunicazione di massa. Dopo le tante critiche negative, mosse prevalentemente dal mondo della fotografia istituzionale, che ha sempre codificato il ritratto correlandolo al mondo dell’arte, esso si è rafforzato. Rappresenta un modo diretto di autorappresentarsi e lo si può codificare come uno strumento di scambio sociale a breve durata.
Tutti hanno diritto alla propria immagine e infatti, Giselle Freund già 1936 proponeva di pensare al lato storico della fotografia come strumento che consente l’accesso e la diffusione ad ampi strati della società e ad una maggiore visibiltà sociale. La fotografia indirettamente, è sempre stato lo strumento per la propria rappresentazione , basti pensare all’”epoca dei daguerrotipi”.


Foto @Paolo Cardoni

Forse oggi si sta realizzando, grazie ai selfie, l’ipotesi di Freund sulla democratizzazione del ritratto attraverso la manifestazione della presenza dell’autore nell’immagine
La ricerca va al di là delle apparenze e il selfie, sicuramente, è uno strumento per indagare una specifica tipologia di cultura di massa.
L’autoritratto classico viene realizzato da un fotografo a se stesso utilizzando una ricerca e una tecnica specifica vedi Vivian Maier. Risulta evidente la differenza tra selfie e autoritratto esso viene realizzato con fotocamere e ottiche opportune, con consapevolezza, creatività e tecnica, tutto quello che non troviamo nel selfi. L’autoritratto è una proiezione fantastica della nostra personalità e costituisce un’occasione privilegiata, infatti, esalta e accresce il processo di auto rappresentazione con lo scopo di rapportarsi all’inconscio iconico secondo i propri desiderata. Possiamo affermare che all’origine del ritratto c’è la necessita psicologica di fermare e conservare la propria immagine riflessa.
Diversamente dal ritratto, l’autoritratto non ha compromessi con una seconda persona non ci sono scopi diversi tra fotografo e modello. L’autoritratto proietta il proprio io all’esterno secondo canoni precisi, soggettivi ed emotivi non discutibili se non tecnicamente. Non dimentichiamo che la fotografia non si esaurisce al momento dello scatto, infatti facendo l’autoritratto non ci si limita ad un solo scatto e pertanto successivamente possiamo scegliere la fotografia che più è vicina al nostro io. Molto spesso succede che ci troviamo difronte a fotografie che sono lontane dalla realtà iconica rispetto al reale del soggetto. Ma quale è il reale? È forse quello che noi vediamo? Il nostro percepito o lo status di una condizione interiore rapportata al proprio mondo in totale soggettività. Essere consapevoli che solo con l’autoritratto non si corre il rischio di realizzare una foto già fatta da altri lo rende straordinario.
Cosa diversa è il ritratto, tutti sappiamo quanti testi, trattati e pubblicazioni sono stati scritti sul ritratto. Desidero condividere con voi, poche considerazioni relative al rapporto fotografo-modello. Le definizioni di “ritratto” sono infinite, ogni fotografo ha un sua visione che può cambiare in funzione delle infinite variabili che governano la ripresa fotografica. E tanto vero che ogni volta che un fotografo si accinge a fare un ritratto deve rimettere in discussione la propria definizione, perché è necessario rapportarsi con il soggetto/modello in modo empatico. Tutta la ripresa deve ruotare intorno al soggetto con l’intento di mostrarne le qualità fisiche e morali del modello tenendo sempre presente che il nostro interesse di fotografo dovrebbe essere in linea con le aspettative del soggetto.


Foto ©Margherita Vitagliano

Il nostro scatto, in una frazione di secondo deve raccontare del soggetto e deve raccontare quello che il soggetto vuole che si racconti di lui. In un ritratto consapevole dobbiamo cercare di capire da subito l’esigenza del soggetto, sapere quale è lo scopo di quel ritratto, indagare circa la componente emotiva.
Ricordo, sempre con piacere, una riflessione sul ritratto del mio maestro che in modo molto pragmatico distingueva la seduta fotografica di ritratto in base a tre situazioni:
- La prima è quella in cui il soggetto pagante commissiona il ritratto al fotografo.
- La seconda è quando il fotografo pagante commissiona delle pose al modello.
- La terza è quella quando tra fotografo e soggetto non avviene passaggio di moneta, ma la seduta viene messa in opera per piacere reciproco. Questa è la situazione che si viene a creare il più delle volte.
Come possiamo vedere si creano situazioni con interessi diversi tra fotografo e modello o modella. In ogni situazioni si creano atteggiamenti diversi.
Nel primo caso bisogna tenere conto della committenza senza a scendere a compromessi qualitativi. Siamo stati scelti, il soggetto ha piena fiducia di noi la metà del buon ritratto è fatta…dobbiamo solo fare attenzione a non tradire le aspettative del soggetto….dobbiamo empaticamente capire i desiderata del modello.
Nel secondo caso, siamo in una situazione completamente diversa, è il modello che deve conosce le motivazioni del fotografo. Una bella modella o modello potrebbero essere fotografati e depredati della loro personalità, carattere o emozioni in alcuni casi anche della loro bellezza a vantaggio di un complemento ad es. un vestito, un luogo, un accessorio o addirittura in alcuni casi per dare o diminuire forza alle idee. Tutto deve essere funzionale alle esigenze del fotografo.
Nel terzo caso, quasi sempre succede che non sono chiari ne i ruoli e ne le aspettative del fotografo o del modello. Possiamo immaginare quanto sia difficile fare un buon ritratto, l’insoddisfazione è sempre in agguato. Allora come bisogna comportarsi? È molto difficile dare dei consigli risolutivi, ogni seduta è diversa da tutte le altre e i comportamenti finalizzati al buon risultato finale sono infinite.


Il mio maestro diceva: l’importante è essere consapevoli di queste differenze il resto verrà da solo…..
A questo punto dovremmo parlare del ritratto inconsapevole…ci riserviamo di analizzarlo in una prossima occasione.

Angelo Orsillo


L'ultima modifica di staff il Mer Feb 04, 2015 3:21 pm, modificato 1 volta
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Paolo Agati



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MessaggioInviato: Mer Feb 04, 2015 2:51 pm    Oggetto: Rispondi citando

ottimo!
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Un fià de mar - Il mio foto blog
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Catalina Filip
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MessaggioInviato: Mer Feb 04, 2015 8:06 pm    Oggetto: Rispondi citando

Che dire,tutte queste considerazioni gli ho sentite dal vivo,avendo modo di confrontarmi con lui nella scuola,per me è un onore fare parte della sua squadra e allo stesso tempo una crescita. Da 3 anni che collaboriamo,non ha fatto altro che arricchirmi con i suoi preziosi consigli,con i vari aggiornamenti Workshop per staff e non solo.

La sua presenza su Micromosso è dawero un bel colpo,sia per lo staff e sopratutto per gli utenti che hanno voglia di ascoltare,leggere e imparare.Spero tanto che gli utenti se ne rendano conto della sua importanza in quanto pezzi da 90' come a lui,non si prestano facilmente a dare consigli,fare considerazioni,con tanto amore per la fotografia che ha lui, (a gratisse).
Non posso che augurare una lunga presenza sul portale...

Catalina.
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Però sono tutto quello che posso essere...
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Sandro Sardoz
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MessaggioInviato: Gio Feb 05, 2015 8:28 am    Oggetto: Rispondi citando

Magnifica riflessione sul ritratto-autoritratto-selfie.
Io modestamente ne sono immnerso fino al collo ,anche piu` dell' autoritratto.
Non sapevo che il selfie riguarda solamente i cellulari,smartphione e simili,ho imparato qualcosa di nuovo.
Poi da me che non sono nei social , non mi stupisce cio`.

Seguiro con grande interesse i prossimi temi. Smile
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ivana triossi
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MessaggioInviato: Gio Feb 05, 2015 6:59 pm    Oggetto: Rispondi citando

grazie, è davvero tutto molto interessante:)
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Paola Lirusso



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MessaggioInviato: Ven Feb 06, 2015 6:53 am    Oggetto: Rispondi citando

Una piccola considerazione: è nato prima il selfie della forma intellettuale/fotografica in cui catalogarlo. Questo mi fa sorridere perchè un domani alcuni si scandalizzeranno se non si saranno usate le tecniche decise e catalogate da questi studiosi di fotografia. A mio avviso tutto nasce e cresce per poi svanire nel nulla alla prossima forma di fare fotografia. Fermo restando che ho letto con grande interesse questo articolo e l'ho apprezzato Wink
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Stefano Landi



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MessaggioInviato: Sab Feb 07, 2015 7:43 am    Oggetto: Rispondi citando

Articololo molto interessante, complimenti e grazie per la condivisione.
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A cosa serve la profondità di campo se non c'è altrettanta profondità di emozioni ? ( Eugene Smith )

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